E’ partita la sperimentazione della busta arancione inviata ai primi 10 mila contribuenti Inps

di | 4 Dicembre 2014

E’ partita la sperimentazione della busta arancione inviata ai primi 10 mila contribuenti Inps. Della busta arancione si parla da molti anni ed è uno strumento che viene utilizzato da tempo in Svezia e adesso in fase di sperimentazione in Italia. Si tratta di un documento informativo dove permetterà al lavoratore di conoscere data e importo della propria pensione attraverso l’inserimento di pochi semplici dati.
Busta arancione Inps
Come funzionerà?

L’Inps assegnerà un Pin personale a ogni contribuente: con questo codice i lavoratori potranno accedere ai servizi online dell’Inps. L’applicazione incrocerà tre dati:
1) l’estratto conto allo stato attuale
2) una proiezione dei contributi mancanti
3) il contesto dello scenario macro-economico sulla base dei dati della Ragioneria di Stato.

Quest’ultimo dato sarà, a sua volta, il risultato di quattro parametri: l’andamento dell’economia, quello delle retribuzioni, il livello di inflazione e l’aspettativa di vita. Naturalmente un aumento nell’aspettativa di vita farà diminuire l’importo dell’assegno.

I sistemi con i quali viene calcolata la pensione sono tre: il sistema contributivo e le due forme del sistema misto, quello retributivo (pre-riforma Dini) e quello misto (post-riforma Dini).
Il retributivo (tarato sugli ultimi stipendi incassati) riguarda coloro che avevano almeno 18 anni di contributi nel 1995: per questi soggetti il passaggio al contributivo si applica solo dal 2012, per effetto della legge Fornero.

Tutti coloro che al 31 dicembre 1995 non avevano ancora raggiunto i 18 anni di contributi ricadono nel sistema misto in cui l’importo pensionistico viene calcolato sulla media retributiva degli ultimi anni del percorso professionale. Si tratta, appunto, di una formula a metà strada fra il retributivo e il contributivo (calcolato sull’aspettativa di vita e su quanto versato durante la propria attività lavorativa).

Accanto a queste formule esiste la quota C di pensione che è costituita dalle somme erogate dal lavoratore e dai suoi datori di lavoro durante la propria vita professionale. In questa modalità di calcolo rientrano coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 e coloro che rientrano nel sistema misto post-riforma Dini.
Nella quota C vengono presi in considerazione tutti gli stipendi erogati in costanza di attività lavorativa. Coloro che a fine 1995 avevano raggiunto i 18 anni (i cosiddetti ex retributivi) iniziano a calcolare la quota contributiva a partire dal 1° gennaio 2012. L’importo di tali contributi costituirà il montante che verrà annualmente rivalutato sulla base della variazione quinquennale dell’indice Pil calcolato dall’Istat. Alla fine dell’iter professionale la somma accantonata diventerà quota pensionistica sulla base di coefficienti legati all’età del lavoratore al momento della cessazione dell’attività: maggiore sarà l’età, più alta sarà la rendita previdenziale.

Che ne pensate di questa sperimentazione? Non è che sarà un’altra scusa dello Stato per farsi gli affari nostri? I cittadini italiani non sono molto contenti di questa nuova sperimentazione!!